Il 25 novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – rischia di diventare un rituale: tante parole, molta partecipazione femminile, ma pochi uomini coinvolti in modo autentico. Eppure, è un tema che riguarda tutti, e in particolare gli uomini. Non per difendere una donna, ma per guardarsi dentro e chiedersi: “Qual è il mio ruolo in questa tragedia quotidiana?”.
Una presenza silenziosa, numeri scottanti
In Italia, i femminicidi registrati nel 2024 sono stati 113: 99 avvenuti in ambito affettivo, di cui 61 per mano di partner o ex-partner. Ma i reati sentinella – stalking e violenze sessuali – sono aumentati: nel 2024 le violenze sessuali sono salite a 6.587 (+6 %) e gli atti persecutori a 20.289 (+4 %). Parte di questo aumento numerico è indice di una consapevolezza – le vittime denunciano di più, sanno di poter essere ascoltate e protette.
Nel 2025, nei primi nove mesi, 73 donne sono state uccise (−20 %), 44 da partner o ex. Un calo che può confortare, ma non nascondere la realtà monca di un fenomeno che miete ancora decine di vittime ogni anno.
E in Trentino?
Qui la situazione riflette la situazione nazionale. Fonti locali segnalano che nel 2024 sono state 531 le richieste di aiuto da parte di donne ai centri antiviolenza, con un aumento del 30 % rispetto al 2023. A Rovereto e dintorni le telefonate quotidiane ai centri sono tra le 3 e le 4, e si aprono spazi anche per uomini maltrattanti, attraverso percorsi di ri-educazione e autocoscienza. Uno sportello di Rovereto, grazie ai finanziamenti pubblici, coinvolge 23 uomini in corsi collettivi e individuali.
Dal silenzio all’azione: il ruolo degli uomini oggi
Gli uomini non possono rimanere spettatori. Come ha ricordato Gino Cecchettin, padre di Giulia: “La violenza sulle donne è un problema che chiama in causa gli uomini, tutti gli uomini.”
Questa frase è un invito alla responsabilità collettiva.
Immagina un uomo che sente una battuta sessista, un commento su una collega, o peggio: percepisce prepotenza o controllo in una relazione. Se rimane in silenzio, è complice; se interviene, diventa una sentinella sociale. Uomini che parlano con amici, colgono segnali di violenza, accompagnano una donna a denunciare, o semplicemente si confrontano – a viso aperto – con i propri comportamenti. Solo così possiamo cambiare davvero la cultura.
Cosa poter fare concretamente?
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Informarsi e informare sui dati reali. In Trentino, le richieste di aiuto ai centri antiviolenza sono aumentate del 30%. Non è un numero: è un grido. Conoscere la realtà è il primo passo per non minimizzare.
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Partecipare. Anche solo una camminata silenziosa il 25 novembre o un evento pubblico è un segnale forte: la presenza maschile conta. Mostra che la lotta alla violenza non è affare solo delle donne.
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Ascoltare e agire. Sii presente, offrii supporto concreto, chiedi: “Come stai?”, “Cosa ti serve adesso?”. Piccoli gesti che possono salvare vite.
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Essere parte del cambiamento. Dai l’esempio, fai attenzione al tuo linguaggio: ogni parola conta. Evita battute sessiste, non minimizzare la violenza. Nelle relazioni, sul lavoro, tra amici il cambiamento parte da chi ha il coraggio di mostrarsi diverso.
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Promuovere il cambiamento culturale. Spezza stereotipi, rifiuta linguaggi sessisti, educa i figli al rispetto. La mascolinità non è dominio: è responsabilità, empatia, capacità di cura.
Non basta dire “sono contro la violenza”: occorre agire ogni giorno. Sii un modello positivo, una voce che rompe il silenzio, un alleato che costruisce una cultura di rispetto.
La violenza contro le donne non è un nemico “là fuori”: è uno specchio nei nostri comportamenti, nelle nostre relazioni quotidiane, nella nostra cultura. E se gli uomini non entrano in gioco, tutto resta fermo.
Uomini – colleghi, padri, figli, amici – siete chiamati. Non basta indignarsi da fuori: serve interrogarsi, cambiare, agire. Questa è una battaglia nostra, donne e uomini assieme, perché solo insieme possiamo costruire relazioni vere, libere dalla violenza.
Che questa giornata non sia solo un simbolo, ma l’avvio di una nuova consapevolezza che dura ogni giorno. Perché il cambiamento non si costruisce in 24 ore: si costruisce nelle parole che scegliamo, nei gesti che compiamo, nelle relazioni che viviamo.
Ogni giorno possiamo fare la differenza. Iniziamo oggi.
